UN BERSAGLIERE SULLE DOLOMITI

a cura di Franco Bottazzi

Questa è la storia di Ferruccio Cavaliere, un Bersagliere che arruolatosi volontario nella Guerra Grande nel giugno 1915 non si risparmiò nemmeno un attimo e nel novembre dello stesso anno perse entrambe le gambe sulle Dolomiti, meritandosi la Medaglia d'Argento al Valore e per tutta la vita non perse occasione per ricordare i compagni che non tornarono alle loro case.

Ferruccio Cavaliere, 8° Reggimento Bersaglieri.

I venti di guerra rapiscono Ferruccio che, all'età di 24 anni, si arruola volontario 20 giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia nell' 8° Reggimento Bersaglieri, presso la Caserma Catena di Verona il 14 giugno 1915. Non sappiamo quale fu la motivazione che lo spinse a prendere una così temeraria decisione e quali furono le sue frequentazioni pubbliche in merito ai proclami sull'interventismo dell'Italia nel conflitto ormai Mondiale. Pochi mesi di addestramento con lunghe ed estenuanti marce su e giù per l'Altipiano della Lessinia, finchè venne assegnato al 48° Battaglione Bersaglieri con il quale raggiunse le Dolomiti nella zona del Cadore nel novembre del 1915.

Ferruccio Cavaliere nasce a Verona il 27 novembre 1891 in Via Scrimiari. Passa una infanzia felice nel quartiere di Veronetta, a ridosso dell’Adige, che d’estate diventava il luogo prediletto per i giochi intorno alle ruote dei mulini che giravano lente. Terminata la scuola elementare entra come garzone di bottega in un laboratorio orafo. Laborioso e attento apprende la professione di orefice.

Interrato dell'acqua Morta dopo la chiusura del canale Adigetto.

Piazza Isolo

I mulini sull'Adige.

Caserma Catena, edificata tra il 1644 e il 1645.

Libera uscita dei Bersaglieri all'entrata della caserma.

Arriviamo al novembre 1915, Ferruccio Cavaliere con la sua unità, il 48° Bersaglieri, si trova in prossimità del Monte Forame.

Schieramenti contrapposti sul Forame.

I fatti di quei giorni, nelle battaglie insanguinate senza via di scampo, hanno coinvolto il nostro Bersagliere. Il 22 novembre del 1915, date le basse temperature che rendevano la neve resistente e la limpidezza dell'aria che favoriva la precisione dell'artiglieria, il comando della IV Armata ordinò di eseguire, entro pochi giorni, alcuni attacchi di sorpresa in Val Felizon e sul Gruppo del Forame. All'azione sul Forame parteciparono una sezione di mitragliatrici, un plotone di Alpini, tre compagnie di fanti, mezzo plotone del Genio, una compagnia del 48° Bersaglieri e una sezione con cannoni da 65. Il loro compito era quello di puntare verso la cima e le pendici nord-ovest del Forame. Verso le 9 del mattino del 26 novembre la compagnia del 48° Bersaglieri giunse in prossimità dei reticolati austriaci e tentò di tagliarli, ma il terreno ricoperto con quasi un metro di neve e l'intenso fuoco nemico costrinsero i bersaglieri al ripiegamento, lasciando numerosi uomini sul terreno. Il Comando di Brigata alle 13.30 comunicò al Comando di Divisione che l'azione era fallita a causa del fuoco delle mitragliatrici austriache annidiate in modo tale da non essere bersagliate dalla nostra artiglieria. La proposta di far rientrare le truppe nelle posizioni di partenza non fu accolta dal Comando di Divisione che, anzi, ordinò la prosecuzione dell'azione per il giorno dopo. All'alba del 27 novembre, dopo un'ora di tiro di preparazione dell'artiglieria, il 48° Bersaglieri avrebbe dovuto riprendere l'azione ma la rigida temperatura (-20°) e la stanchezza degli uomini convinse, infine, il Comando ad arrestare l'azione. In due giorni gli Italiani persero quasi novecento uomini. Di questi solo i Bersaglieri tra morti, dispersi, feriti e congelati ne persero quasi quattrocento. [LA GUERRA ALL'ORIZZONTE QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918 redazione@guerra-allorizzonte.it]

Il gruppo del Forame e del Cristallo visti dalla parte degli avversari.

Il Bersagliere Ferruccio Cavaliere, quella mattina del 26 novembre 1915, si offerse volontario per il taglio dei reticolati ma venne ferito gravemente; pur ferito continuò la sua opera incurante delle ferite alle gambe e dell'intenso bombardamento. Ferruccio era destinato a morte certa, ma il suo comandante, il tenente Arturo Nicotra, vedendo la sua disperata situazione, gli ordinò di rientrare e due soldati lo trascinarono via da sotto i reticolati. Giunto in zona sicura il tenente Nicotra si rese conto delle ferite alle gambe che, oltre ad essere dilaniate dalle schegge per il prolungarsi dell'esposizione a temperature oltre ai -20°, avevano anche entrambi i piedi congelati. Subito una barella lo portò all'ospedale da campo Nr. 37 (5a compagnia sanità Verona, località: Passo Tre Croci) per le prime cure. Il tenente Arturo Nicotra qualche giorno dopo propose il Bersagliere Ferruccio Cavaliere per la Medaglia d'Argento al Valore con la seguente motivazione: Volontario di guerra, spontaneamente offrirsi sul taglio dei reticolati nemici; e benché gravemente ferito, continuò nel suo compito finché venne trascinato via. Forame 26-27 novembre 1915. (come viene riportata sul retro della cartolina del 28 settembre 1916).

Capitano Arturo Nicotra da Messina.

Il recto della cartolina scritta dal Capitano Arturo Nicotra.

Dopo l'ospedale da campo Nr. 37, il Bersagliere Ferruccio Cavaliere il 7 dicembre 1915 viene trasferito all'ospedale da campo Nr. 40 (5a compagnia sanità Verona, località: Cortina, Hotel Cristallo) dove gli vennero amputati entrambi i piedi. Rimase all'ospedale da campo Nr. 40 fino al 27 febbraio 1916 e poi trasferito all'ospedale militare di Livorno (Hotel Corallo) fino al 1 ottobre 1916. Il suo pellegrinare per ospedali prosegue con il trasferimento all'ospedale militare di Verona dove viene dimesso l' 8 settembre 1917.

Cortina, Hotel Cristallo, requisito ed adibito ad ospedale militare. Immagine tratta dal libro Ospedale da campo 040 di Cortina. La guerra di montagna vista da un medico di Nicola Ragucci (Autore), Paolo Giacomel (Curatore), Gaspari, 2010.

Ufficiali in visita all'ospedale da campo 040. Immagine tratta dal libro Ospedale da campo 040 di Cortina. La guerra di montagna vista da un medico di Nicola Ragucci (Autore), Paolo Giacomel (Curatore), Gaspari, 2010.

Ferruccio Cavaliere presso uno degli ospedali della sua lunga degenza.

In questa fotografia è evidente ed inequivocabile l'amputazione dei piedi ad entrambe le gambe.

Hotel Corallo di Livorno requisito ed adibito ad ospedale militare.

Ferruccio Cavaliere in questa fotografia contrassegnato con il numero IX si trova presso l'ospedale civile "Alessandri" di Verona dove viene allestito il primo nucleo di mutilati e storpi di guerra, dall' ottobre 1916.

Per il Bersagliere Ferruccio Cavaliere la guerra è finita. Ferruccio ritorna alla sua casa di Verona e al suo laboratorio di orefice, senza dimenticare i suoi compagni che ha visto morire in quelle terribili giornate di novembre sul Forame. Difficile è riprendere la vita di un tempo, la guerra l'ha segnato non solo nel corpo ma soprattutto nel profondo del suo animo. La guerra continua, e lui sa che molti non ritorneranno dalle proprie madri e mogli.

Congedo Assoluto del Bersagliere Ferruccio Cavaliere

Recto del congedo.

Ferruccio Cavaliere socio fondatore della Associazione nazionale dei Mutilati e Invalidi di guerra (ANMIG).

Ferruccio non vuole e non può dimenticare quanto la guerra sia stata terribile e quanto sia difficile accettare e riprendere la vita normale quando si è segnati nel corpo. Grazie al suo spirito, fiero del suo gesto e del riconoscimento avuto, sente che ancora una volta deve darsi per gli altri. Ferruccio Cavaliere sarà uno dei primi fondatori della Sezione di Verona della Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra ANMIG, fondata già durante la guerra a Milano nell’aprile 1917. La sua presenza nella Associazione sarà di aiuto e di esempio per tanti, troppi come lui che dovranno affrontare le difficoltà e il disagio di inserirsi nella società. Una società delusa per quella che era chiamata la “vittoria mutilata”: l’incertezza sociale e il senso di frustrazione tra i reduci, una disoccupazione galoppante e i vitalizi statali insufficienti portarono frustrazione e collera che arrivò sino alle piazze.

La vita va avanti, Ferruccio si sposa con Adele Zanchetta e nel 1924 nasce Arianna. Quando la figlia è grandicella Ferruccio acquista una moto DKW con sidecar e inizia a far conoscere le Dolomiti alla sua famiglia, i luoghi dove ha combattuto e gli abitanti che lo hanno aiutato a sentirsi meno solo in quei giorni di guerra.

Ferruccio nel suo laboratorio con la moglie Adele.

Ferruccio con a fianco la figlia Arianna e la moglie Adele seduta sulla destra.

Curiosa e simpatica la storia raccontata da "Mario Ferruccio" intervistato da Alessandro Cristofoletti e pubblicata su Dolomites Stories (https://dolomitesstories.com/). “Ferruccio Cavaliere era un orefice di Verona. Durante la Grande Guerra venne arruolato e fatto salire in Cadore assieme a un battaglione di bersaglieri per andare a conquistare il Cristallo. Il versante sud era già preso, ora toccava all’altra parte. L’esercito voleva spingere il fronte verso nord, verso Carbonin, anche se il lato settentrionale è un posto infido. È una stretta valle, molto fredda, scoscesa e occupata dal ghiacciaio. Come se non bastasse quei disgraziati li mandavano a combattere così, in uniforme da bersagliere, che non era adatta alle basse temperature. Portavano addirittura l’elmo col ciuffo, per essere centrati meglio dai cecchini austriaci. Arrivano alla linea italiana di pomeriggio inoltrato. Gli dicono che il mattino dopo si va all’assalto, verso la Costabella, dove ci sono i nemici. Speriamo che ci sia nebbia, pensano, perché dobbiamo attraversare il ghiacciaio e saremo come i bersagli alle fiere. Bivaccano fra i sassi a 2800 metri, assieme agli alpini, che però sono ben vestiti. Non chiudono occhio per il freddo e la paura dell’indomani. Il giorno seguente c’è la nebbia, vivaddio. Si lanciano verso il basso, ma non sono a metà del ghiacciaio che la nebbia si alza come una tendina e i tiratori tedeschi iniziano a fare il loro lavoro. L’assalto italiano fallisce. Il bilancio è di 18 morti e 300 feriti. Ferruccio è colpito alla gamba e per sua fortuna cade nella neve. Capisce che l’unico modo per salvarsi è fare il morto, sperando che a sera venga qualcuno a prenderlo, se non è già morto assiderato. Cosa che accade. Lo portano giù in barella, con la gamba a pezzi. Era il suo primo giorno di guerra. Lo medicano nel Park Hotel Dolomiti di san Vito, nel quale hanno installato un ospedale militare. Il responso è impietoso. Perderà la gamba. [NDR Ferruccio Cavaliere perderà entrambi i piedi] Prima di partire per il Cristallo aveva fatto alcuni giorni di accantonamento a San Vito e passeggiando per strada aveva conosciuto una signora a cui aveva chiesto del latte: venì fiòl, che ve dago un goto de late. Ce faseo cassù? Che cosa fai quassù? Eh, rispose lui, domani devo andare alla guerra. Nelle settimane successive l’amputazione, Ferruccio mandò a dire a questa signora che era a San Vito e lei, mia nonna, andò a trovarlo. O fiòl mè! sbottò appena lo vide, Ce te ali fato? Che cosa ti hanno fatto? Lui stette in silenzio, poi disse domani i me porta in giù. Dopo molti anni, nel ‘32, mia nonna vide fermarsi un sidecar sotto casa. Ne scese un uomo con una protesi alla gamba. Oh, fiol mé, sei tornato! Due giorni dopo nacqui io. Decise di farmi da padrino e così mi diedero due nomi. Mario, da mio padre, Ferruccio da parte sua”.

Agosto 2017, Arianna con Graziella e Flavio Belli a Serdes.

Da quel momento Ferruccio e poi la figlia Arianna fino a pochissimi anni fa tornò ogni anno a Serdes, frazione di S. Vito di Cadore, dalla famiglia Belli, che lo aveva aiutato e che tutt'ora mantiene uno stretto legame coi pronipoti di Arianna.

Ferruccio con a fianco la figlia Arianna sulla DKW nel 1930.

Pordoi 29.06.1931

Passo Monte Croce 1931

Passo Falzarego agosto 1933.

Passo del Tonale 1938.

La vita continuava, la famiglia Cavaliere affrontò unita la Seconda guerra mondiale e nonostante le mille privazioni ritornarono alla loro vita nel quartiere di Veronetta, fortunatamente risparmiato dai bombardamenti terribili che si erano abbattuti sulla città di Verona. Nel 1948 Ferruccio e la figlia Arianna salutarono per l'ultima volta Adele, l'amata sposa e madre. Ferruccio, confortato dalla figlia, non smise i suoi pellegrinaggi e la sua attiva partecipazione alla vita della Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra.

Capanna Tondi 06.06.1962.

Sacrario militare di Pocol 04.09.1962.

Cerimonia del 7.4.1968 per la consegna del diploma di benemerenza al fondatore della sezione di Verona dell'ANMIG. Seduta al suo fianco nella fotografia di sinistra e sulla fotografia di destra sulla sinistra, l'inseparabile figlia Arianna. Ferruccio Cavaliere si spegnerà improvvisamente il 10 novembre 1968, pochi giorni dopo l'anniversario dei 50 anni dalla fine della Grande Guerra.
Si ringrazia il pronipote Sergio Zanchetta per aver messo a disposizione le testimonianze iconografiche dello zio.

OSPEDALE DA CAMPO 040 DI CORTINA. La guerra di montagna vista da un medico. Nicola Ragucci (Autore), Paolo Giacomel (Curatore), Gaspari Editore, 2010. DOLOMITES STORIES di Alessandro Cristofoletti (https://dolomitesstories.com/). LA GUERRA ALL'ORIZZONTE QUINTO DI TREVISO - 1915 / 1918 (https://www.guerra-allorizzonte.it/)