Il Fronte Scritto
Per un’epigrafe della Grande Guerra
Il volume, come dichiarato nel titolo, è dedicato principalmente a quelli che ci siamo abituati a chiamare, banalizzando, graffiti. Leggendo però con cura i diversi capitoli il panorama che ci viene prospettato è di ampio respiro, aprendosi a problematiche diverse e offrendo diverse prospettive.
La distanza temporale dalla grande guerra, il tempo trascorso, le generazioni passate e la rapidità con la quale tutto nel mondo si è trasformato da quel 14 – 18 fanno sì che la prima guerra mondiale sia sempre meno storia di famiglia e sempre più storia di tutti, grande storia. Dopo aver analizzato la histoire de combat, dopo aver ricercato, pubblicato e studiato diari, corrispondenze e memoriali dei soldati, dopo aver esaurito per tristi ma inevitabili eventi anagrafici la possibilità di attingere alla tradizione orale vien da chiedersi quale sia il futuro della storia del primo conflitto mondiale. Non più semplice, si fa per dire, battlefield archeology ma qualcosa di più completo. Una vera e propria ricerca che, come ci ricordano gli autori: necessita degli strumenti propri dell’archeologia, ma non solo: vanno cercati anche nella storia militare, nella cultura materiale di quel conflitto, nella storia della scrittura, nella paleografia, nella letteratura, nella storia dell’arte, nei riti di sepoltura e della memoria dei defunti, nella toponomastica, nella storia dei mestieri e delle tecniche applicate. Non più quindi pura battlefield archeology ma modern conflict archeology. Citando ancora il testo del saggio: è per definizione un’impresa multidisciplinare, e attinge nell’antropologia, nella geografia culturale, nella storia dell’arte, nella storia culturale, negli studi dei musei, del patrimonio storico e del turismo e, ovviamente, nella storia militare. Una sfida per il domani con i piedi ben radicati nell’oggi, anche se nel nostro paese questa storia è ancora trascurata e lasciata in una sorta di limbo legato più ai racconti cari alla storia patria che alla ricerca organizzata, strutturata.
Il volume che presentiamo riesce a coniugare tutto questo fornendo notizie, raccontando l’evoluzione di questo modello di ricerca. Ed ha bisogno dell’aiuto di tutti noi, noi che siamo (saremo) i volontari di ieri capaci di dare ancora grandi contributi ma altrettanto bisognosi di aiuti, informazioni, lezioni. Interscambio e quindi interdisciplinarietà. Questo saggio deve raggiungere gli uffici dove tutto può diventare possibile: le soprintendenze, i ministeri, le istituzioni militari e le scuole. E lo potrà fare se ognuno di noi darà un piccolo contributo nel diffondere questo sentire, nel raccontare come anche quella che è stata la passione d generazioni debba trasformarsi, per sopravvivere, in qualcosa di più professionale senza nulla togliere a chi tanto ha fatto ma fornendo le opportune conoscenze a chi vorrà ancora “fare”.
Roberto Todero
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