Un ufficiale asburgico tra fedeltà e patria slovena
Dal fronte galiziano al poligono di Opicina (1915-1944)
Stanislav Dekleva
Memoriale inedito di Stanislav Dekleva
Il memoriale inedito di Stanislav Dekleva non è solo uno dei tanti racconti di guerra ma riesce a dare un diverso quadro, rivelando nuove realtà, su quella che fu la guerra bianca vissuta in Marmolada. Le ricerche di Marina Rossi e Roberto Todero hanno permesso di fare luce anche su di un difficile dopoguerra vissuto da antifascista sloveno attivo in un territorio di confine quale la Venezia Giulia, nata dalla disgregazione dell’antico Litorale Austriaco occupando anche territori prevalentemente sloveni.
L’autobiografia dell’ufficiale di carriera Stanislav Dekleva ne rivela l’evoluzione di pensiero e l’attività nel corso della guerra combattuta in Galizia ed in Tirolo. Del tutto inedito il suo percorso esistenziale dal primo dopoguerra al tragico epilogo dell’aprile 1944, in cui Stanislav fu prelevato dalle carceri del Coroneo ed inserito nella lista dei 72 ostaggi fucilati il 3 aprile 1944 al poligono di Opicina (Trieste). Finora si conosceva il loro numero, ma non le loro biografie ad eccezione di quella di Stevo Rodič, miracolosamente vivo perché coperto dai corpi dei compagni fucilati. La novità è frutto delle appassionate e difficili ricerche di Marina Rossi. Ma c’è di più: la tragica vicenda familiare dei Dekleva rispecchia emblematicamente i drammi del confine orientale, poco conosciuti nel resto d’Italia, un capitolo di storia plurietnica, internazionale in cui si scontrarono progetti ed ideali diversi: il comunismo, il socialismo, la democrazia liberale, emersi dolorosamente e faticosamente nel clima parossistico di violenza che caratterizzò l’Adriatische Küstenland annesso al III Reich. Stanislav Dekleva venne fucilato; la moglie, Vera Kalister, bruciata in Risiera; uno dei loro figli, partigiano, Ciril, ucciso dai fascisti; Igor, valoroso gappista, disconosciuto come cittadino italiano di famiglia triestina fino al 1985 perché nato a Maribor. La moglie di Igor, Augusta Zebochin, ed Igor Steno confermano, nella loro travagliata esistenza, l’impossibilità di vivere liberi sotto la pressione di due nazionalismi, l’italiano e lo sloveno, ben presenti anche nei partiti comunista italiano e sloveno, nell’agitato secondo dopoguerra. Un percorso davvero inconsueto quello che portò Stanislav Dekleva, ufficiale di carriera dell’esercito asburgico a combattere la guerra bianca sulla Marmolada. Una guerra conosciuta da altri diari e monografie che rivela ora nuovi aspetti e inediti sviluppi. Le ricerche di Roberto Todero hanno infatti portato al ritrovamento di tre altri diversi testi nei quali il Landesschütze triestino viene ricordato sempre in maniera positiva. Uno di questi, pubblicato in proprio dal figlio di un altro ufficiale citato nel memoriale Dekleva mette per la prima volta in luce episodi che danno una svolta allo stato della conoscenza di ciò che avvenne sulla Regina delle Dolomiti, spodestando addirittura il notissimo Leo Handl dal posto di ideatore dei tunnel scavati nel ghiacciaio ed attribuendo l’idea al nostro Dekleva, che i colleghi avevano scherzosamente ribattezzato Deckelhofer storpiandone il cognome alla maniera tirolese. Pluridecorato e benvoluto da collegi e truppa, Dekleva non nascose mai la sua appartenenza culturale al mondo slavo, ma la stessa non gli fece dimenticare quale fosse il suo dovere principalmente nei confronti dei camerati sul campo. Il memoriale pubblicato è accompagnato da un importante impianto fotografico composto da immagini, la maggior parte delle quali scattate da colleghi ufficiali e per lo più inedite.
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